E’ ormai assodato che in un trainer debbano necessariamente convivere capacità tecniche e relazionali affinché il suo lavoro risulti proficuo. Vediamo alcune strategie che aiutano l’istruttore di corsi collettivi ad ottenere i migliori risultati.
PARLARE IN PUBBLICO
Parlare in pubblico con proprietà vuol dire infondere un’idea di sicurezza, autorità, fermezza. A tale scopo bisogna soprattutto mantenere il controllo della situazione sconfiggendo l’ansia. L’arte di parlare in pubblico esige un controllo sulla nostra personalità e tanto “allenamento”.
Parlare in pubblico è infatti una tecnica, cioè un’“arte” nel senso classico della parola: arte della persuasione, insieme di regole, di ricette, la cui messa in opera permette di convincere l’ascoltatore del discorso. Nessuno nasce oratore; lo si diventa al prezzo di molti esercizi, di tanta assiduità, di molte applicazioni.
Parlare in pubblico è un’arte che si apprende e che poi bisogna saper nascondere. Bisogna imparare a modulare la propria voce alzandola ed abbassandola quando è necessario. E’ importante sottolineare con le mani il proprio discorso ma la gesticolazione eccessiva può risultare controproducente.
Bisogna quasi diventare attori ed imparare a recitare. Recitare non vuole dire essere falsi o mentitori o infingardi; vuole soltanto dire saper sostenere una parte, interpretare un ruolo (quello dell’istruttore) saper simulare un atteggiamento anche quando il nostro stato d’animo ne suggerirebbe un altro (per esempio quando non abbiamo voglia di fare lezione). Ma vuole anche dire qualcosa che riguarda la nostra educazione psicologica. Parlare in pubblico significa imparare alcune regole ed alcuni atteggiamenti per diminuire la tensione nervosa e vincere la paura.
Si tratta di entrare in un’ottica di controllo (da non scambiare con repressione) delle proprie reazioni, imparare a riconoscere i propri stati di ansia e soprattutto il livello che la propria ansia ha raggiunto o sta raggiungendo. Una volta individuati i propri meccanismi psico emotivi si potrà ottenere rilassamento e distensione per superare le ansie e lo stress. L’apprendimento di tecniche di rilassamento rappresenta una fase fondamentale nel processo di acquisizione del proprio autocontrollo emotivo. Infatti, quando si vive uno stato di tensione tutto il corpo si irrigidisce, i muscoli si tendono, la mascella si serra e il ritmo respiratorio si modifica divenendo molto superficiale. E’ in momenti come questo che bisogna saper agire a livello fisico, rilassando i muscoli e riattivando un’ampia e profonda respirazione.
Questo permetterà di riprendere a “ragionare” ossigenando meglio il nostro cervello e togliendo quel senso di blocco. Inoltre c’è un altro strumento che ognuno di noi possiede e che si è rivelato prezioso per ridurre o dominare gli effetti negativi dell’ansia.
La capacità di produrre immagini utilizzando la tecnica dell’immagine mentale o visualizzazione. Infatti ogni immagine mentale ha in sé un impulso motore, suscita emozioni, produce i cambiamenti corporei corrispondenti.
Noi possiamo produrre immagini che rappresentano la nostra capacità di risolvere problemi o che partendo da una situazione di difficoltà ci mostrano le possibili soluzioni mettendo in evidenza le qualità e le doti della nostra personalità che noi forse a livello conscio poco conosciamo.
Per rilassarsi prima di parlare o di fare una lezione in pubblico è importante utilizzare le seguenti tecniche di autocontrollo:
• Porta l’attenzione al tuo corpo.
• Verifica se è teso e se i muscoli sono contratti.
• Lascia ricadere le spalle.
• Socchiudi la bocca e lascia defluire l’aria.
• Rilassati decontraendo tutti i muscoli.
• Respira profondamente ampliando il torace.
• Mantieni un ritmo costante di respirazione.
• Attiva il tuo dialogo interno.
• Immagina situazioni positive.
• Vediti e sentiti in situazioni di raggiungimento del tuo obiettivo.
L’ASSERTIVITA’
Altra tecnica di comunicazione da acquisire è l’assertività. Assertività (dal latino assèrere nel senso di affermare sostenere con forza) definisce la capacità di esprimere o di comportarsi in modo affermativo.
Per essere assertivi bisogna superare:
• Il rifiuto psicologico del “potere” (la paura di assumersi della responsabilità).
• Il rifiuto del conflitto (dispiacere agli altri) e quindi la paura di vivere e di affrontare situazioni conflittuali.
• L’eccessiva importanza data al “giudizio” degli altri (la paura di essere esaminati e valutati).
• L’incapacità di “fidarsi “ degli altri (il sospetto attanaglia e impedisce di sbloccarsi).
• La paura di “non riuscire”.
• L’anticipo mentale delle “conseguenze negative” (non bisogna continuamente pensare che le cose andranno male o che l’esito sarà negativo prima ancora che il problema si presenti realmente) e quindi l’inibizione dell’immaginazione positiva.
• Lo scarso livello di “speranza” nel futuro.
• L’impossibilità di credere alle proprie capacità.
Il comportamento assertivo è una qualità che permette a un soggetto di raggiungere gli obiettivi prefissati senza creare situazioni conflittuali o se volete, permette di far valere le proprie opinioni e i propri diritti pur rispettando quelli degli altri. Il comportamento assertivo si esplica su piani differenti e deve perciò controllare più situazioni.
Ecco un piccolo schema del suo campo d’azione:
IL VISO
• Contatto visivo
• Espressione del viso
• Gesti
IL CORPO
• Posizione del corpo
LA VOCE
• Tono
• Inflessione
• Volume
• Andata
I TEMPI
• Ritorno
Notiamo da questo schema come il comportamento assertivo è anche determinato dal controllo del corpo che ognuno ha e questo ci rimanda all’importanza per un istruttore di imparare a conoscere il linguaggio del proprio corpo e di quello degli altri. Valutare il linguaggio del corpo del proprio interlocutore e adattare il proprio di conseguenza è il primo passo che un buon istruttore e parlatore deve compiere.
Altri accorgimenti che possono tornare utili per una buona comunicazione sono:
• Introdurre il tema delimitando e definendo il campo del proprio intervento.
• Recepire tutti i segnali verbali e non verbali che le persone inviano.
• Cogliere lo sguardo di tutti i presenti.
• Variare il tono, la velocità e il volume della voce.
• Rispettare i tempi (l’ascoltatore deve avere ancora fame di parole piuttosto che sazietà e noia).
• Usare un linguaggio comprensibile.
• Usare adeguatamente i supporti preparati.
• Essere flessibili (saper mutare copione in base a ciò che succede durante la relazione).
• Stimolare eventuali interventi (è bene sentire l’opinione dei presenti).
• Ascoltare (essere un buon ascoltatore oltre che oratore e rispondere a tono senza eludere le domande).
• Chiudere il tema (chi ci ascolta deve alzarsi con la sensazione di aver afferrato l’argomento).
CONCLUDENDO
L’atto comunicativo segue regole codificate precise ma non sempre conosciute. L’esperienza di tutti i giorni ci mostra come il comunicare, atto che ognuno apprende autonomamente in età infantile, sia in realtà un atto complesso e meno immediato e spontaneo di quanto potrebbe sembrare. Gli studi sulla comunicazione e in particolare l’approccio psicologico possono essere molto d’aiuto ai fini di una comprensione e di un miglioramento delle proprie abilità comunicative. Ognuno possiede delle risorse e delle potenzialità che possono diventare punti di forza di un proprio stile comunicativo personale e soggettivo. Non esiste un concetto assoluto di comunicazione giusta o perfetta ma si può arrivare ad una comunicazione che raggiunga gli obiettivi prefissati e che favorisca l’instaurarsi di positive relazioni interpersonali.
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Estratto dal manuale del Corso per istruttore di aerobic fight t.b.k. dello stesso autore
a cura di D.Cardano
Laurea magistrale in Scienze Motorie
Laurea magistrale in Psicologia
Docente formazione sportiva
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