Esiste un preconcetto abbastanza generalizzato ed insidioso alla base della motivazione che spinge a voler trasformare in lavoro una passione alimentata da anni di allenamenti e di pratica di un determinato sport.
Un vulnus che mina i principi fondamentali sui quale si regge l’intero processo educativo che trasforma un buon praticante, di qualsiasi disciplina, in un eccellente istruttore/allenatore/insegnante di quella stessa disciplina.
Il convincimento, cioè, che l’esperienza da atleta e da cultore di una certa attività sportiva possa di per sé essere bastevole per poter trasmettere ad altri le proprie conoscenze costruite sul campo, anche attraverso un duro lavoro che magari ha portato al conseguimento di risultati e al raggiungimento di obiettivi degni di considerazione.
E’ frequente, infatti, sentir dire dall’aspirante istruttore di turno che tanto lui si allena da anni, ha disputato competizioni, è stato preparato dall’allenatore Tal dei tali e non ha bisogno di studiare sui libri quello che già conosce avendolo sperimentato sulla propria pelle.
Verrebbe definito un bias cognitivo nella moderna psicologia, cioè una distorsione mentale che induce ad una valutazione erronea della realtà, interferendo in questo modo nei processi decisionali.
E così si avvicina alla formazione con quella presunzione che non alimenta certo l’interesse a far crescere le proprie conoscenze ma con l’unico scopo di espletare un obbligatorio adempimento burocratico per conseguire quella qualifica che gli consentirà di lavorare da trainer.
Si cercano quindi le scorciatoie che non facciano perdere troppo tempo e che garantiscano con poco sforzo il risultato ambìto: il "pezzo di carta". Pertanto si scelgono formazioni brevissime, inconsistenti, inutili e, talvolta, anche dannose perché inducono a credere di aver raggiunto la preparazione adatta a ricoprire il ruolo di trainer.
Ma è proprio questo l’errore: un buon atleta, un buon praticante non è automaticamente anche un istruttore in grado di allenare gli altri. L’esperienza maturata su se stessi è essenziale, addirittura necessaria ma non sufficiente quando si passa dall’altra “parte della barricata”, assumendosi responsabilità anche rilevanti nel gestire la salute e il benessere di altre persone.
Utilizzare con gli altri gli stessi metodi che hanno funzionato su di noi non è certamente la strada corretta, sarebbe come dire che uno è in grado di prescrivere ad altri cure mediche con successo soltanto perché è riuscito a guarire dalle stesse malattie e perché ci è già passato. Per non parlare in questo caso dell’esercizio abusivo di professione medica.
E’ noto a tutti, per esempio, che il calciatore professionista che a fine carriera desidera diventare allenatore deve necessariamente frequentare la scuola di Coverciano.
L’intero percorso formativo che porterà un ex atleta o un praticante ad essere un trainer competente passa obbligatoriamente dallo studio e dall’applicazione pratica di quanto imparato in un processo che richiede tempo ed impegno, in funzione dell’ambito in cui si troverà a dover operare. Passando dal sapere al saper fare e quindi al saper far fare. Questo è l’obiettivo.
E qui ci riferiamo nello specifico all’istruttore di sala attrezzi e a quello di sala corsi. A colui cioè che diventerà un personal trainer, uno specialista nell’allenamento individuale, oppure un esperto di group fitness, quindi uno specialista nell’allenamento collettivo.
Si tratta di due ambiti complessi in cui la preparazione deve essere multidisciplinare, costruita sullo studio di una serie di materie inserite in un piano didattico ben congegnato e collaudato.
La nostra esperienza, maturata in 25 anni di formazione professionale, ci permette di proporre due percorsi formativi ad hoc, di assoluta eccellenza, che hanno già permesso ad almeno due generazioni di istruttori (in senso letterale del termine) di costruire la loro professionalità.
Corsi rivolti proprio a chi desidera trasformare una passione in un lavoro ricco di soddisfazioni, con le corrette competenze necessarie a ricoprire in sicurezza il ruolo di insegnante. Vale a dire, con le capacità di raggiungere gli obiettivi riducendo il rischio di nuocere a causa di scelte sbagliate, generate da un’imperdonabile ignoranza.
Ma vediamo più nel dettaglio quali sono le caratteristiche principali del Corso per istruttore di fitness e body building ed del Corso per istruttore di fitness musicale e tonificazione.
Questi i punti di forza fondamentali che vanno a caratterizzare due corsi di formazione che nei tre mesi di svolgimento permetteranno agli aspiranti istruttori di ottenere una solida preparazione professionale spendibile nelle palestre e negli impianti sportivi.
Preparazione che consentirà di intraprendere una carriera da trainer con tutti i requisiti richiesti ad un professionista dello sport e del fitness.
Quindi, se anche tu vuoi diventare un professionista del fitness, non accontentarti e scegli il Corso per istruttore di fitness e body building o il Corso per istruttore di fitness musicale e tonificazione.
E fino al 27 settembre potrai risparmiare sulla quota di partecipazione!
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