La comunicazione è lo strumento fondamentale che usiamo tutti i giorni. Questo induce a credere che non sia soggetta a miglioramenti in quanto si è convinti che debba essere spontanea e naturale.

Infatti non è frequente pensare che possa essere soggetta a regole, che si possa cambiare il modo di comunicare e che si possano commettere errori grossolani nel suo utilizzo capaci di provocare incomprensioni importanti. Così come è raro pensare che possano esserci vere e proprie tecniche.

La teoria della comunicazione ci insegna che esistono tre soggetti nel “sistema comunicazione”:

•  mittente: è colui che invia il messaggio
•  messaggio: è il contenuto
•  ricevente: è colui che riceve il messaggio

Inoltre la comunicazione può essere “verbale” e “non verbale”.
La comunicazione verbale è ciò che dico, il contenuto, il messaggio. Diversamente, quella non verbale è l’insieme di tutto ciò che non ha a che vedere con le parole e rappresenta il “come” lo dico: postura, tono di voce, gesti, sguardo e un infinità di altri elementi concorrono a determinare la comunicazione non verbale.

La comunicazione verbale raggiunge la parte razionale di noi mentre quella non verbale prende invece contatto con quella emotiva. È superfluo ricordare che la comunicazione non verbale influenza molto più profondamente il nostro interlocutore e può determinare risvolti opposti nella percezione rispetto ai contenuti della comunicazione stessa.

Questo sistema si complica enormemente nel suo svilupparsi perché tutte e tre le entità hanno variabili interne imprevedibili e complicatissime, per cui difficilmente il messaggio arriva al ricevente in modo fedele alle intenzioni del mittente.

Innanzi tutto il mittente ha una intenzione. Questa intenzione viene inquinata dalla sua emotività che condiziona la sua comunicazione non verbale e quindi il messaggio parte totalmente diverso rispetto alle intenzioni originali.

Anche il messaggio può avere variabili interne, dovute al contesto esterno, che possono far deviare dal contenuto originale.

Il ricevente, a sua volta, interpreta il già distorto messaggio secondo i suoi filtri interni, per cui recepisce qualcosa di molto diverso dalle intenzioni originali.

Anche se descritto in maniera molto schematica il sistema comunicativo denota una serie di variabili illimitata che causa difficoltà ad orientarsi.


L’ASCOLTO

La condizione fondamentale della comunicazione è l’ASCOLTO. È il primo elemento, la base da cui può partire una vera comunicazione.

Purtroppo, anche se può apparire paradossale, l’ascolto vero è una rarità perché ognuno di noi è talmente immerso nel suo mondo che non si riesce a sintonizzarsi con quello dell’altro. Ne deriva che la comunicazione è solo un’attesa del proprio turno per dire la propria con, alle volte, un vero e proprio sovrapporsi senza ascoltare minimamente cosa l’altro vuole comunicare. Per avere una idea chiara di quello che sto dicendo basta assistere ad una tribuna politica e si ha un esempio di incomunicabilità allo stato puro.

L’ascolto è prima di tutto un atteggiamento, è rispettare l’altro e le sue visioni, è mettere da parte per un attimo se stessi e predisporsi ad accogliere autenticamente l’altro. Se solo si cominciasse con questo atteggiamento migliorerebbero immediatamente tutte le relazioni.

In ambito professionale l’ascolto autentico è una risorsa indispensabile per instaurare quel meccanismo di fiducia che crea quel circolo virtuoso che produce affezione per quello che proponiamo e che sollecitiamo.

LA CRESCITA PROFESSIONALE

Ci sono nuovi spunti di riflessione ai quali deve rivolgersi chi intende approfondire la professionalità nel nostro settore, la maggior parte dei quali ruota attorno alle relazioni.

L’esigenza primaria di ogni imprenditore riguardo al personale è quella di avere un team motivato ed affiatato che dedichi attenzione meticolosa ai clienti e che sappia fronteggiare le difficoltà sempre col sorriso sulle labbra. Qualsiasi team manager sarebbe felice di avere uno staff del genere. Ma questa descrizione di un team ideale necessita di qualità personali che sono molto difficili da trovare e che rappresentano la sommatoria di tutta una serie di caratteristiche che però fanno capo ad un unico tema: la relazione.

Ogni istruttore o consulente può aspettare che le motivazioni, o le indicazioni, arrivino dall’alto oppure può cominciare a lavorare con una visione più ampia, ponendosi problematiche ulteriori rispetto agli altri.

La relazione con i clienti
Migliorare le capacità comunicative permetterà la creazione di relazioni più empatiche con ogni cliente e ciò porta con se almeno due importanti benefici: il cliente si sentirà più a suo agio e tenderà ad essere più fidelizzato; di conseguenza il cliente sarà più disponibile ad ascoltare e seguire le indicazioni dell’istruttore e potrà essere più semplice instaurare quei meccanismi fondamentali che portano alla consapevolezza e all’abitudine.

La relazione con i colleghi
Saper lavorare in team è una condizione fondamentale oggi per poter accrescere la propria professionalità. Il team è una cellula complessa all’interno della quale le singole personalità devono integrarsi positivamente. Anche qui le capacità comunicative giocano un ruolo strategico nella consapevolezza che saper mettere da parte il proprio “sentire” e vedere la cose al servizio del gruppo rappresentano una risorsa fondamentale per tutta l’azienda. Bisogna allontanarsi dall’atteggiamento, troppo spesso diffuso tra gli istruttori, di voler emergere a tutti i costi, dimostrando di essere il più bravo anche sottolineando le incapacità altrui. Si deve ricordare che il valore da salvaguardare non è quello personale, pure importante, ma il quello del contesto in cui si opera, perché è questo che influenza la sensazione del cliente.

La relazione con l’azienda
Un altro passo fondamentale da compiere, per approfondire la professionalità, sta nel comprendere ed interagire con una visione più ampia dell’azienda - perché è ormai ora di considerare tale la palestra - in cui si opera. C’è sempre più bisogno di figure responsabili all’interno delle palestre, e la crescita professionale - quindi anche quella retributiva e di ruolo - passa anche attraverso una consapevolezza più lucida da parte del personale riguardo al fatto che non è più sufficiente accumulare nozioni tecniche, pur importanti, ma bisogna diventare figure di supporto per l’azienda che, a sua volta, deve trovare, nei confronti dei propri collaboratori, dei veri e propri alleati.

Questo atteggiamento porta con sé notevoli benefici per l’istruttore. Non ultimo il fatto che, una volta conquistata la fiducia dell’azienda, l’istruttore può ottenere in cambio una maggiore sensibilizzazione da parte dei responsabili per le problematiche che lo riguardano. Inoltre i titolari devono poter contare sul sostegno dei propri collaboratori ed avere uno staff con una visione ampia e responsabile dei problemi comporta inevitabilmente un coinvolgimento maggiore con tutti i benefici che ne derivano.

Questi concetti passano attraverso una modifica dell’atteggiamento che si deve assumere e che determina un incremento di qualità e di professionalità. Pertanto bisogna essere concentrati sulle proprie aree di miglioramento piuttosto che su quelle degli altri.

Troppo spesso troviamo professionisti che si lamentano di tutto e tutti, criticando colleghi, responsabili, struttura, titolari ecc., con uno sguardo critico rivolto solo all’esterno e senza mettersi  in discussione, considerandosi incorreggibili, con il risultato di voler dimostrare continuamente i propri pregi e gli errori altrui.

Aver voglia di crescere implica umiltà, con un atteggiamento che tende a costruire la propria integrità senza giudicare quella altrui.

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Estratto dal manuale del corso per istruttore dello stesso autore


a cura di F.Iodice
Insegnante di educazione fisica
Consulente aziendale
Imprenditore nel settore del fitness 

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